Bergoglio: riposo ignorato e fragilità polmonare fatali

L’analisi delle cause della morte del Pontefice evidenzia un quadro clinico complesso aggravato dal mancato riposo.

  • Il Papa non ha rispettato i due mesi di riposo assoluto prescritti dai medici
  • La polmonite grave aumenta il rischio di eventi cardiovascolari nei due mesi successivi
  • La fragilità polmonare di Bergoglio risaliva all’asportazione di parte del polmone nel 1957

Il mancato rispetto del periodo di convalescenza raccomandato dai medici potrebbe aver contribuito al decesso di Papa Francesco. Il Pontefice, dimesso solo un mese fa dal Policlinico Gemelli dopo 38 giorni di ricovero per una polmonite bilaterale, avrebbe dovuto osservare due mesi di “riposo assoluto”. Tuttavia, gli impegni legati al Giubileo e la sua naturale propensione a stare vicino alla gente lo hanno portato a riprendere le attività pubbliche prematuramente.

Gli esperti sottolineano che dopo una polmonite grave la mortalità nei due mesi successivi è particolarmente elevata, con frequenti eventi cardiovascolari o cerebrovascolari legati agli strascichi dell’infiammazione. Francesco Blasi, direttore del dipartimento di Medicina interna e della Pneumologia del Policlinico di Milano, spiega che durante una polmonite l’infiammazione può diffondersi nell’organismo, danneggiando arterie e arteriole e predisponendo a eventi acuti.

La salute del Papa era segnata da una storica fragilità polmonare risalente al 1957, quando a 21 anni subì l’asportazione del lobo superiore del polmone destro. Questa condizione lo aveva reso vulnerabile a ripetute bronchiti croniche ostruttive, come quelle del marzo 2023 e del dicembre 2024. Negli ultimi anni, Bergoglio aveva anche affrontato un intervento di cataratta (2019), un’operazione al colon (2021) e soffriva di problemi di deambulazione.

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